Il Progetto ha visto coinvolto un gruppo di sei studenti frequentanti la classe 5D del liceo scientifico che ha dato immediata disponibilità, spinto dalla curiosità di approfondire un tema assai complesso e quasi del tutto sconosciuto. Ciò che maggiormente ha stimolato questi studenti è che avrebbero in qualche modo gestito liberamente gli incontri con i due testimoni, figli di istriani, di chi ha avuto a che fare, a cavallo tra la prima e la seconda metà del ‘900, con il dramma dell’esodo. Questo gruppo di studenti era in parte già consapevole di chi si sarebbe trovato di fronte, poiché in precedenza in classe si era affrontato il tema del confine orientale nel ‘900, parlando della storia degli stati, delle identità e delle culture politiche che hanno accompagnato la storia europea e che hanno conferito un nuovo assetto alle regioni adriatiche. Gli studenti formati hanno formulato le domande che sono scaturite da ciò che hanno appreso nello stesso tempo si sono impegnati a registrare le interviste. Il passo successivo è stato quello di riascoltare attentamente i racconti (come referente ho ritenuto opportuno condividere questa operazione così come ho assistito da uditrice alle interviste) per poi individuare e quindi selezionare in modo autonomo i passi più emotivamente rilevanti e utili alla comprensione degli eventi passati mettendo a confronto le due diverse testimonianze. Questo progetto didattico:
ha reso gli studenti coinvolti più competenti riguardo alla Storia del confine dell’Alto Adriatico e più consapevoli del significato di confine/confini: il difficile equilibrio tra un limite naturale e un limite umano ovvero tra una linea entro cui esercitare la propria sovranità e una linea entro cui identificare la propria nazionalità;
ha portato gli studenti ad essere più attenti, più vigili nei confronti di chi, dopo tutti questi anni, tenta ancora di strumentalizzare alcune delle pagine più drammatiche e complesse che ci riguardano da vicino.