E' tornato a Grosseto dopo l'esperienza dell'Erasmus + Our memories and I del 2019, di cui l'ISGREC è stato partner, l'artista tedesco Roman Kroke.
L'occasione è stata data dal progetto “Il muro di Berlino lontano da Berlino! La metafora della frontiera esplorata con il medium dell'arte” dell'ISGREC, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Roman Kroke ha tenuto atelier artistici con i ragazzi della 5° A Liceo Artistico “Luciano Bianciardi” e della 5° AT dell’Isis “Leopoldo II di Lorena”. Il progetto, nato in occasione del trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, ma più volte rimandato a causa della pandemia, ha finalmente visto la sua realizzazione. Protagonista è stato appunto il tema della caduta del muro di Berlino, salutato come trionfo di libertà e valori democratici. L'ambito è quello dell'educazione alla cittadinanza, dunque trasversale alle discipline, con un baricentro nella storia. Finalità fondamentale è stata quella dare alle nuove generazioni la consapevolezza di appartenere a una comunità più vasta di quella nazionale, attraverso la conoscenza della storia e dei legami transfrontalieri tra i popoli. Per contrastare letture superficiali ed elaborare una lettura critica del passato, gli studenti stanno hanno sperimentato forme innovative per una pedagogia della memoria, trasferendo e adattando al nostro sistema scolastico esperienze già realizzate in Europa. Dopo incontri sulla storia del muro con lo storico Andrea Borelli, esperto di storia della guerra fredda, e un workshop di fotografia con Luigi Zannetti, Roman Kroke ha guidato i ragazzi, partecipi ed entusiasti, in un percorso di process art, il cui fine non è l’oggetto artistico in sé, ma il processo che lo genera, tramite la raccolta, l’associazione, l’assemblaggio di materiali trovati e portati a nuova vita. Nella sua proposta l'arte è il medium per appropriarsi della storia collegandola a presente e futuro. |
Shooting fotografico di Luigi Zannetti a Berlino (2019)
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Il concetto che è a capo di tutta la motivazione dell’opera è la rimembranza dei caduti durante la seconda guerra mondiale e l’epoca del Muro di Berlino, tant'è che la presenza dei fiori è interpretabile proprio come la morte di tutti gli innocenti durante questi avvenimenti. Sotto al terreno visibile abbiamo invece degli spaghi intrecciati allo stelo dei fiori, che li legano e non li lasciano andare: essi simboleggiano il dolore ed i terribili ricordi di persone tuttora presenti che hanno vissuto sulla propria pelle la perdita dei propri cari durante questi eventi atroci, come una pagina di libro che non si può svoltare.
Infine, si può notare che il suolo da cui nascono questi steli non è un terreno comune, ma uno colorato di tonalità violacee e livide, a rappresentare proprio gli avvenimenti da cui le persone sono cadute, avvenimenti dolorosi e crudeli, che non devono e non possono essere dimenticati. |
Dove vedo il muro nella mia opera:
Si può vedere un muro tutt'intorno al contenitore, ma non all'interno, come una spazio di protezione dal mondo esterno. Ci sono tuttavia connettori fra queste mura, come vite e realtà diverse intrecciate tra di loro, che passano attraverso le barriere. I fori creati da questi connettori lasciano passare giusto un poco di luce, anche se possono essere bloccati facilmente. Dove, invece, vedono il muro i miei compagni:
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Che cosa rappresenta la mia opera e dove io vedo il muro.
Ho rappresentato il muro come una mano, per renderla più realistica ho utilizzato dei fili che ho posizionato all'interno per far muovere la mano. La vera funzione della mia opera è una maschera che separa il proprio essere interiore da quello esteriore, facendo vedere agli altri quello che non siamo veramente. Ma ci sono anche altri muri, come diversità dell’indice dalle altre dita e la cerniera che rappresenta la bocca. |
Dove vedono il muro i miei compagni.
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Che cosa rappresenta la mia opera e dove io vedo il muro
Ho iniziato smontando una torcia ed alla fine ho incentrato il lavoro proprio sul pezzo centrale riflettente che a me ricorda molto un occhio. Ho inserito il pezzo in una palla trafitta da matite appuntite, pezzi di CD e vetri rotti. La palla rappresenta una persona con graffi e ferite e l’occhio è la voglia di andare avanti, di superare il dolore e continuare a vivere pur convincendo con il passato ed il ricordo. |
Dove, invece, vedono il muro i miei compagni
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Che cosa rappresenta la mia opera e dove io vedo il muro.
Ho portato da casa questa chitarra che apparteneva ad un signore del mio paese e che, alla sua morte, stava per essere buttata. Per non dimenticare questa persona gli ho dato una seconda vita riparando le parti distrutte. Nel retro ho incollato parti di un giornale che rappresentano il presente e il nuovo, ho colorato poi il manico della chitarra di giallo, un colore luminoso e positivo, mentre la parte davanti è rimasta così com’era per dare importanza al ricordo. È importante infatti non dimenticare il passato e quello che è successo. La chitarra, secondo me, così come la musica e l’arte, è uno strumento che può abbattere i muri e che può unire persone di diverse culture. |
Dove, invece, vedono il muro i miei compagni?
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Ho iniziato a smontare la sedia, durante il processo ho avuto delle difficoltà e Roman mi ha spiegato che l’ artista dal problema crea un’ opera d’arte, dopo ciò ho rimontato la sedia ed ho creato questo. Ho deciso di intitolarla “La
Solitudine” perché le due scarpe rappresentano l’ uomo e la donna e la divisione che ha creato il muro. Dove vedo il muro:
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Dove vedono il muro i miei compagni
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Che cosa rappresenta la mia opera e dove io vedo il muro.
Ho scelto di creare quest’opera, ovvero un telefono antico, ristrutturando un telefono rotto, colorandolo e posto su una base di legno ricoperta di giornale. Questo telefono antico rappresenta l’unione delle persone/famiglie separate a causa della divisione del muro e quindi sottolinea ed amplifica la mancanza e la solitudine. Il muro per me si trova nella divisione delle famiglie e il telefono le ricollega e far si di avere rapporti da una parte all’altra del muro. Inoltre vedo anche un muro di mancanza e solitudine. |
Dove vedono il muro i miei compagni
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Che cosa rappresenta la nostra opera e dove vediamo il muro.
Il progetto consiste in una scatola di cartone aperta solamente da una parte. L'interno è stato colorato seguendo la tecnica dell' “action painting”. Abbiamo applicato il colore tramite una turbina elettrica riciclata da un' aspirapolvere, convogliando l'aria grazie ad un cartoncino. Un'altra parte importante del progetto sono gli oggetti posizionati al suo interno. I significati e i muri: Fazzi Manuel: La scatola è divisa in due parti: la parte grigia, più cupa e triste rappresentante Berlino est mentre l'interno della scatola, colorato, riproduce il muro dalla parte ovest di Berlino con una vita migliore e più libera. Un' altro muro può essere visto negli oggetti posizionati all'interno, questi bloccano il passaggio del colore sulla scatola. Ovis Federico: Un'altra visione dell'opera è quella di trovare un muro nel colore, colore che rappresenta le emozioni. Il retro del cartone rappresenta la realtà, grigia e cupa, ma vera. Il colore è quindi un ostacolo per l'uomo, che è alla costante ricerca del vero, ma è impossibilitato a riconoscerlo per via delle emozioni (il colore) che ostacolano il pensiero obiettivo e dal materialismo e la felicità effimera (gli oggetti). Il nostro obbiettivo è quindi quello di abbattere il muro, ma come? |
Dove, invece, vedono il muro i miei compagni?
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Che cosa rappresenta la mia opera e dove io vedo il muro.
La mia opera, che chiamo Telesutura, è un muro di cartone strappato e ricucito dentro a un televisore, con una bambina disegnata in modo infantile davanti. Gli do molti significati, può essere ciò che divide la generazione nata prima del muro e la generazione nata durante la sua esistenza, un muro fra le loro esperienze. Il televisore che funge da cornice per l'interno può essere visto come muro a sua volta, seppur più moderno, dalla realtà all'accaduto. Una sorta di muro temporale, per così dire, di cui vediamo ben poco oltre. I guanti simboleggiano i caduti nel tentativo del sorpasso del muro mentre le foglie sono messe a mostrare un'apertura nel quadro del televisore. |
Dove, invece, vedono il muro i miei compagni?
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Che cosa rappresenta la mia opera e dove io vedo il muro.
La mia opera è composta da alcuni vecchi CD, che stanno a indicare proprio le voci delle famiglie divise tra Berlino Est e Berlino Ovest, e da un pezzo di stampante simbolo delle stampe a colori. Una volta uniti insieme tutti i pezzi, ho deciso di dare alla mia creazione uno sfondo nero per poi schizzarlo con le tempere colorate solo nella parte anteriore. Questo gesto rappresenta proprio il muro di Berlino, dalla parte Ovest tutto disegnato mentre dalla parte Est tutto neutro. Inoltre, la mia opera gioca molto con la luce del sole, la quale una volta filtrata dalle aperture circolari dei CD rispecchia la luce nella parte posteriore del CD centrale creando così un’ombra d’arcobaleno, simbolo di gioia e libertà una volta dopo la caduta del muro. |
Dove, invece, vedono il muro i miei compagni?
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Che cosa rappresenta la mia opera e dove io vedo il muro.
La mia opera prevalentemente composta da un vecchio computer che ho verniciato di nero, sta a rappresentare la normalità e tranquillità di Berlino Ovest, e tanti pezzi di CD, vetri rotti e l’impronta di una mano che rappresentano, invece, tutta la voglia di esplodere ed evadere di Berlino Est. All’inizio non avevo un’idea precisa, ma durante la sperimentazione e andando avanti con il lavoro è venuta fuori improvvisamente. Il muro lo vedo nel vetro bianco del computer…”bianco” perché rappresenta l’innocenza che anche un muro ha, il vetro del computer invece serve ad imprigionare l’attenzione e la mente umana come solitamente un muro può fare. |
Dove invece vedono il muro i miei compagni?
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